In questo momento storico per noi senza precedenti, è forte la necessità di condividere il nostro quotidiano con il mondo esterno divenuto all’improvviso così lontano e continuare a sentirci connessi attraverso le storie che da esso ci arrivano.
Noi ci occupiamo di fotografia e questo è senza dubbio il mezzo di comunicazione più idoneo allo scopo: numerose sono le piattaforme seguìte o nate proprio in questo periodo per documentare vicende e raccogliere stati d’animo legati a questo momento.
Per la qualità dei contenuti, mai sensazionalistici ma sempre aderenti alla realtà, ci ha colpito Arcipelago-19 Atlante visivo della pandemia, un progetto nato dall’idea di Max Cavallari, Michele Lapini, Valerio Muscella, Francesco Pistilli e Giulia Ticozzi.
Arcipelago come arcipelago di storie, dove le città e i paesi sono isole divise non dal mare, ma dalla quarantena che ci costringe a stare isolati dentro le mura di casa nostra.

“Allora è una roba seria” questo è stato il primo commento che ha rotto il silenzio assordante mentre tutti e quattro eravamo intenti ad ascoltare le parole del Presidente del Consiglio. “Non è più una cosa su cui scherzare, avete visto? Hanno bloccato tutto, non è più solo la Lombardia, lo immaginavo ma mai mi sarei aspettata succedesse così in fretta” Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia in diretta streaming il blocco nazionale per fronteggiare l’espansione del Coronavirus sul territorio italiano. Vengono chiuse tutte le attività commerciali esclusi supermercati e farmacie. E’ inoltre obbligatorio stare in casa se non per comprovate motivazioni. Bologna, 11/03/2020 ©Max Cavallari
Arcipelago-19 nasce dall’impulso di raccontare in maniera collettiva questo momento storico unico e straordinario attraverso lo sguardo di fotografe e fotografi attivi sul territorio italiano.
Il lavoro dei professionisti freelance acquista una prospettiva unica: oltre i numeri quotidiani della pandemia, oltre alle notizie e alle fotografie “simbolo”, esiste una costellazione di immagini in grado di essere testimonianza attiva e vigile ma soprattutto alternativa alla narrazione ufficiale.
Il valore documentale di queste immagini è immenso ma frammentato: vogliamo provare a essere una rete che collega le isole in quarantena raccogliendo e curando questi materiali.*
Una finestra aperta sul nostro Paese, che vada oltre la bellezza drammatica di piazze e strade vuote, ma punti al racconto della gestione quotidiana dell’emergenza, che non è mai uguale per tutti: perché c’è chi una casa non ce l’ha, come gli abitanti dei territori terremotati; chi deve convivere con numerose persone in pochi metri quadri; chi, nonostante il pericolo di contagio, è costretto a dover lavorare per poter sopravvivere, come i riders e i lavoratori della logistica; chi dentro casa non trova riparo, ma violenza e umiliazione.

Un rider attraversa via Indipendenza vuota all’ora di cena, nei primi giorni della quarantena a Bologna. Nelle città deserte chi non si è fermato sono i riders per la consegna del cibo. Nella quarantena nazionale, i ristoranti sono chiusi e il cibo arriva solo a domicilio. Per molti è una comodità, per chi lo trasporta invece può essere un problema. Una delle categorie che è costretta a uscire per lavorare, senza garanzie né tutele. Alcune realtà come Riders Union di Bologna chiedono ai consumatori di non ordinare e ai ridersi di astenersi dal lavoro, chiedendo un reddito di quarantena per i lavoratori e lavoratrici. Bologna, 12.03.20 © Michele Lapini
Non possiamo non domandarci chi e cosa saremo una volta usciti da questo percorso e la necessità di avere una testimonianza a più voci, raccolta nel momento in cui succede, diventa un’urgenza a cui vogliamo provare a dare risposta.*
*dichiarazioni del collettivo Arcipelago-19
La piattaforma è attiva su IG dal 17 marzo con quasi 2000 followers e ad oggi raccoglie la testimonianza di circa 20 fotografi, ma i contributi visivi aumentano giorno dopo giorno.
Per info:
arcipelago19@gmail.com