PANDEMIC POSTCARDS | Cartoline da un passato futuro

 

Sono arrivate misteriose cartoline indirizzate ai cittadini di questi tempi virulenti.
Istantanee di un quid pandemico che infetta il momento presente ed il passato recente di questo pianeta.
Un messaggio? Un avvertimento? O uno scherzo della dimensione spazio-temporale?

Pandemic Postcards, Nicola Bertasi © 2020

Da dove provengono le Pandemic Postcards di Nicola Bertasi e cosa ci dicono?

Pandemic Postcards, Nicola Bertasi © 2020

Queste cartoline provengono da tempi diversi: dai vecchi documenti del 1918-19, quando l’influenza spagnola rapidamente si diffuse e uccise milioni di persone – ma anche dai più recenti dati del 2020, quando la pandemia di COVID-19 sconvolse le nostre vite ed il nostro mondo. Tanto ieri che oggi – e in maggior misura domani – l’umanità è di fronte alla questione: come gestire una pandemia?

Pandemic Postcards, Nicola Bertasi © 2020

Durante la prima quarantena Bertasi ha poggiato la fotocamera per comporre questa complessa narrativa, questo lavoro di archivio e collage digitale: strati di testo e immagine sovrapposti, significati collegati ed aggiornati, tra passato e presente – indirizzati verso un incerto futuro. Ponti che sottolineano le contraddizioni della nostra società e ci fanno riflettere su come imparare dagli errori del passato.

Pandemic Postcards, Nicola Bertasi © 2020

Se volete supportare il progetto – che prosegue e si sta ampliando – potete acquistare la prima edizione del libro/cofanetto qui.

Nuove date per il PHOTOLUX di Lucca

Confermata l’edizione 2021 di Photolux, la Biennale Internazionale di Fotografia di Lucca, diretta da Enrico Stefanelli, che verrà anticipata da cinque mostre visitabili a Palazzo Ducale e Villa Bottini dal 12 dicembre.

World Press Photo, Yasuyoshi Chiba (Giappone), Straight Voice © Yasuyoshi Chiba, Agence France-Presse

World Press Photo, Yasuyoshi Chiba (Giappone), Straight Voice

Fino al 3 gennaio Palazzo Ducale ospiterà un percorso espositivo che parte dagli scatti vincitori del 63° World Press Photo – iniziativa che dal 1955 premia le fotografie giornalistiche più rappresentative dell’anno – e passando per Bitter Leaves – il reportage tra Cina, India, Indonesia, USA e Italia realizzato da Rocco Rorandelli sull’impatto ambientale, sanitario ed economico dell’industria del tabacco – si conclude con Foul and Awesome Display, una serie di libri fotografici curata da Francesco Colombelli che analizza come lo sviluppo delle armi da combattimento moderne sia andato di pari passo con quello tecnologico.

Rocco Rorandelli, Yuxi, Cina. All'interno della fabbrica del Gruppo Hongta

Bitter Leaves, Rocco Rorandelli

Foul and Awesome Display, Francesco Colombelli, Dirigibile della marina arenato sulla costa norvegese, tratto dal libro Zeppelin-Weltfahrten II, 1936

Foul and Awesome Display, Francesco Colombelli

Invece fino al 31 gennaio, presso gli spazi dell’Archivio Fotografico Lucchese a Villa Bottini, si terrà la collettiva L’Inizio del futuro, curata da Giulia Ticozzi e Arcipelago-19, con un’installazione audiovisiva di Cesura. La mostra guarda attraverso l’occhio di fotografi freelance le diverse fasi della pandemia di quest’anno in Italia. Per completare la panoramica Enrico Stefanelli e Chiara Ruberti hanno curato Racconti della pandemia, una selezione dai materiali del fondo COVID-19 dell’Archivio Fotografico Lucchese “A. Fazzi” che presenta attraverso immagini e filmati di autori non necessariamente professionisti la situazione d’emergenza coronavirus vissuta a Lucca e nel lucchese.

Matteo Bini, Fondo COVID-19, Archivio Fotografico Lucchese "A. Fazzi"

Fondo COVID-19, AFL “A. Fazzi”

Francesco Pistilli, L’inizio del futuro, Giulia Ticozzi e Arcipelago-19

L’inizio del futuro, Giulia Ticozzi e Arcipelago-19

Folle vicinissime | ARTISSIMA 2020

XVII Olimpiade, Roma, 1960 © Archivio Publifoto di Intesa Sanpaolo

Vi ricordate qual era la sensazione del camminare attraverso una massa di gente, in una strada o piazza accalcata, magari durante una manifestazione? Oppure del provarci ma non riuscirci – la ressa dei concerti allo stadio, dei treni ad agosto. Vi ricordate qual era la sensazione del far parte di una moltitudine di persone?

Sembrano lontani ricordi del corpo – dei nostri corpi segnati negli ultimi mesi dal distanziamento fisico imposto dall’emergenza COVID-19.

Esodo di Ferragosto, Milano, 1947 © Archivio Publifoto di Intesa Sanpaolo

Provate a dare un’occhiata a Folle – la mostra online parte di ARTISSIMA 2020, che raccoglie 26 immagini fotogiornalistiche di masse di persone vicinissime durante alcuni momenti della storia italiana – e vedrete…

Clientela di un supermercato, Milano, 1959 © Archivio Publifoto di Intesa Sanpaolo

Dalle schiere ordinate dell’Italia fascista agli affollati supermercati di quella del Boom, le proteste del ‘68, il Giro d’Italia, l’orda di ragazzi e ragazze al concerto dei Beatles, l’incoronazione di Papa Giovanni XXIII.

Bambini a teatro, Milano, 1938 © Archivio Publifoto di Intesa Sanpaolo

Selezionate dall’Archivio Publifoto di Intesa Sanpaolo (che conta 7 milioni di fotodocumenti) da Ilaria Bonacosa, direttrice di Artissima, e Barbara Costa, responsabile dell’archivio Intesa – queste fotografie testimoniano eventi di cronaca e quotidianità, l’aggregazione sociale che si forma attorno ad essi.

Concerto dei Beatles, Milano, 1965 © Archivio Publifoto di Intesa Sanpaolo

PANDEMIC STAINS | Le tracce invisibili

Fotografia. La lontana etimologia di questo termine proviene dal greco antico:
phos (luce) + graphia (scrittura). Significa letteralmente scrivere con la luce, di/segnare con la luce. Cosa succede però, quando la luce non è quella normale ma quella ultravioletta di una luce multi-spettro?

Ecco quello che hanno fatto Marco Casino e Pietro Baroni – foto- e videografi documentaristi – nel loro progetto Pandemic Stains, che svela ai nostri occhi le nostre stesse tracce biologiche. Ovunque intorno a noi.

Le foto risalgono ad aprile-maggio 2020, durante i duri mesi del primo lockdown. Marco e Pietro girano per una Milano deserta e terrorizzata, rintracciando
il fosforo di impronte, saliva, sudore ed altri materiali organici.
Invisibili all’occhio umano nudo, queste “macchie pandemiche” vengono invece diffratte dalle frequenze della luce multi-spettro – solitamente usata per le indagini dalla polizia scientifica – e catturate nelle immagini.
I luoghi e gli oggetti – anche quelli più familiari e che ci appaiono “meno pericolosi” – improvvisamente ri/scoperti sotto una nuova luce.

‘Pandemic Stains’ attrae e repelle ma non è un progetto prettamente scientifico. L’obiettivo principale infatti è sfidare la nostra percezione della realtà per farci riflettere su di essa – non prima di averci procurato una massiccia dose di shock però. Sfidare la nostra percezione del virus e della quotidianità durante la pandemia di COVID-19 – evento iper-mediatico ed iper-narrato – e stimolare la discussione collettiva sugli effetti psicologici nella sfera personale, privata, lavorativa e pubblica.

due fotografi hanno lanciato una campagna di crowdfunding per finanziare la produzione del libro che raccoglierà queste immagini. Per l’occasione verrà  stampata con inchiostro UV anche un’altra serie di scatti (‘Ultra Flowers’): cartoline di ritratti botanici fluo-reagenti, consegnati insieme ad una piccola torcia di Wood.

Qual è stata la vostra reazione alle immagini?

Meristà di Ilaria Turba e Fatima Bianchi a Casa Testori

Meristà” è la nuova mostra che dal 17 ottobre 2020 Casa Testori dedicherà all’arte contemporanea nel ciclo Pocket Pair. Curata da Giulia Zorzi, presenta il lavoro di due artiste visuali, Ilaria Turba e Fatima Bianchi. Entrambe prendono spunto da elementi della vita personale e familiare e innescano un dialogo incrociato fra di loro che, seguendo i diversi ambienti della casa, la storia del luogo e delle persone che lo hanno abitato in passato e intrecciando diversi linguaggi espressivi, rielaborano il proprio ricordo rendendolo universale. Una memoria fertile e generativa dunque: non solo ricordo, ma vero terreno di scoperte e rivelazioni. Da qui il titolo della mostra “Meristà”, parola inventata che ha origine nel termine meristema, che prende spunto dal suo significato: tessuto vegetale le cui cellule sono capaci di dividersi e riprodursi. Un neologismo che è anche omaggio a Giovanni Testori, grandissimo inventore di lingue proprie.

Fatima Bianchi, già ospite di Casa Testori nel 2014 con il pluripremiato “Tyndall”, presenta tre installazioni video, tra arte e cinema:

“L’ Ouvert” è l’opera più recente dell’artista. Viene qui presentata in anteprima, in associazione a una speciale installazione. Un gruppo di donne racconta la propria esperienza del parto. Evocato attraverso la memoria del corpo, il parto diventa rito di passaggio rappresentato anche simbolicamente dall’apertura. Il corpo, la memoria e il racconto rimandano a un senso più profondo: il desiderio dell’essere umano di far parte di uno spazio infinito, assoluto. Una dimensione che trascende il tempo, in cui vita e morte si compenetrano: l’eterno divenire.

“Onomanzia“ è un lavoro in cui l’artista indaga sul proprio nome, che racchiude identità, culture, simboli e storie differenti. Un viaggio autobiografico intorno all’importanza del significato del nome nella vita di ognuno di noi.

Infine, uno speciale lavoro sull’archivio fotografico della famiglia Testori sarà presentato in un’installazione video realizzata per l’occasione.

Ilaria Turba presenta una selezione da “JEST“, raccolta di opere qui ripensata per dialogare con gli spazi della casa. Nasce dall’esplorazione dell’archivio fotografico della famiglia dell’autrice: cinque generazioni di fotografie scattate dal 1870 a oggi sono il punto di partenza di una ricerca visiva in cui la fotografia è realtà e finzione, gioco e azione; immagini e oggetti nascono da una pratica fotografica che intreccia altre discipline, offrendosi allo spettatore come una nuova esperienza dello sguardo e della percezione.

In JEST, termine inglese che in italiano si traduce con ‘scherzo’, l’autrice lavora manipolando le immagini storiche in un gioco di ripetizioni, trasformazioni visive e messinscene sempre diverse, fino a costruire una costellazione che unisce elementi privati e universali. Il progetto espositivo richiede la partecipazione del visitatore e offre spunti di riflessione sull’archivio personale di immagini e suggestioni (e pregiudizi) che ciascuno di noi si porta dietro. A completare l’esposizione è un lavoro a quattro mani sull’archivio fotografico della famiglia Testori: una selezione di immagini presentata in due letture intrecciate delle due artiste.

Pocket Pair ciclo di mostre coordinato da Marta Cereda avviato da Casa Testori nel 2018, riprende un’espressione del gioco del poker che indica la situazione in cui un giocatore ha due carte, di uguale valore, e deve scommettere su di esse. Allo stesso modo, i curatori scommettono su talenti emergenti, due artiste/i dal pari valore, per dar vita a una bipersonale di elevata qualità, allestita al pian terreno di Casa Testori dove sono liberi di incontrarsi, anche all’interno delle singole stanze, di farsi visita, di dialogare da vicino.

Opening: sabato 17 ottobre 2020 dalle 17.00 alle 22.00

Date: dal 17 ottobre al 15 novembre

Luogo: Casa Testori, largo Angelo Testori 13, Novate Milanese (MI)

Ingresso: libero

Orari: Dal martedì al venerdì: 10.00-13.00 | 14.30-18.00 – sabato: 14.30 – 19.30. Chiusa domenica e lunedì

Informazioni: www.casatestori.it | info@casatestori.it | tel. +39.0236586877

 

Le immagini di Maddalena Arcelloni all’Other Size Gallery

Cosa rimane alla fotografia di moda quando – come accaduto in questi mesi di pausa forzata – deve fare a meno della moda stessa?

Le rimane il corpo, nudo, sembra rispondere “Incredibly Close”, il progetto fotografico inedito di Maddalena Arcelloni, a cura di Giusi Affronti, in esposizione dal 23 settembre presso la Other Size Gallery di Milano, proprio nel pieno di una Fashion Week milanese che si preannuncia diversa da tutte le altre.

Fino al 20 novembre, in dodici scatti di piccolo e grande formato, la fotografa presenta il corpo maschile – per di più imperfetto e per niente idealizzato – come unico luogo di scoperta possibile in un momento storico che vieta la novità di luoghi inesplorati.

Maddalena Arcelloni, fotografa di moda che si divide tra Milano e New York, si trova negli Stati Uniti quando scattano le misure di confinamento per l’emergenza Covid-19. Più precisamente nel Maine, a condividere, fortuitamente e forzatamente, un appartamento con un uomo sconosciuto.

L’obiettivo della sua macchina fotografica sarà lo strumento che la aiuterà a conoscerlo, sondandone i frammenti di pelle, le imperfezioni, le pieghe, le cicatrici. E rendendoglielo incredibilmente intimo e incredibilmente vicino.

Attraverso il suo medium, la fotografa arriva alle fondamenta del corpo, all’essenza e all’essenziale.

La bocca, la lingua, la palpebra, l’ombelico, le articolazioni: alcuni particolari sono fotografati secondo una prospettiva iperrealistica. Ma pur affondando letteralmente lo sguardo nel corpo, gli scatti di Maddalena restituiscono un’estetica eterea, rischiarata da una luce diafana che rende la carne impalpabile e la trasforma in materia spirituale.

In un momento in cui l’industria della moda è stata fermata dall’emergenza pandemica, in una condizione di lockdown e di distanziamento sociale che ha impedito alla fotografa di lavorare all’interno di un set e in presenza di una o più modelle/i, Maddalena Arcelloni traduce la deflagrazione di uno star system in un progetto fotografico che recupera le radici più intime della relazione con l’Altro, indagandone i linguaggi, le forme e i sentimenti possibili in maniera scientifica e sensuale.

Il lavoro di Maddalena Arcelloni spicca per l’individualità della ricerca e della personale visione della moda, esprimendo allo stesso tempo un’estetica contemporanea. Il dissolversi dei confini tra generi e categorie fotografiche, una capacità narrativa versatile, di forte impatto sulla carta stampata come sui social media, un modo radicalmente diverso di raffigurare il corpo e la gestualità.

La mostra rientra nel programma espositivo di Photofestival, rassegna internazionale di fotografia che si tiene a Milano dal 7 settembre al 15 novembre 2020.

 

Other Size Gallery, Via Andrea Maffei 1, 20135 Milano
24 settembre–20 novembre 2020
lun–ven, ore 10–18

OLTRE TEVERE | Un’indagine visuale collettiva lungo il fiume della città eterna

400 km di percorso a piedi, attraverso 4 regioni 56 comuni d’Italia, per scoprire e raccontare alcuni dei luoghi più suggestivi dell’intera penisola e mappare un cammino ancora inedito lungo il Tevere. Il progetto, partito sabato 5 settembre, coinvolge sei fotografi professionistiPietro VertamyIlaria Di Biagio, Claudia Gori, Marco Zorzanello, Giuseppe Chiantera e Claudia Borgia e il documentarista e sociologo Marco Saverio Loperfido, in un cammino lungo un mese per realizzare un’indagine visuale collettiva dei territori lambiti dal fiume sovrano della città eterna. 

© Ilaria Di Biagio_Around The Walk

Dal Monte Fumaiolo –punto di partenza sabato 5 settembre- nell’estremo sud della Romagna vicino alla cui vetta a 1268 m s.l.m si trova la sorgente del “fiume sacro ai destini di Roma”, fino agli argini dell’Idroscalo di Ostia, e a Roma, dove il cammino si concluderà il 4 ottobre con un evento sul barcone Marevivo in occasione del Tevere Day, Oltre Tevere vuole esser un’esperienza di viaggio da vivere con ritmi nuovi, nel rispetto di ambiente e del paesaggio, in cui il cammino è lo strumento privilegiato di comprensione del territorio,  per creare momenti d’incontro e scambio con le comunità locali, e attivare una catena di buone pratiche con effetti positivi “contagiati e contagianti”.

©Claudia Borgia

Oltre Tevere infatti non è un semplice cammino, ma rientra in un più ampio progetto rivolto a creare una piattaforma stabile per la rivitalizzare del Tevere come destinazione e risorsa pubblica, dove natura e cultura dialogano. Un obiettivo avviato già decenni fa dalla curatrice newyorkese Kristin Jones, con la fondazione di Tevereterno onlus, immaginando e realizzando una programmazione culturale sul fiume Tevere, con iniziative come Piazza Tevere, inaugurata nel 2005 con il monumentale fregio She Wolves, e in tempi più recenti con il noto murale Triumph & Laments di William Kentridge.

In quest’ottica il cammino di Oltre Tevere è un prezioso strumento non solo di riscoperta del più antico modo di viaggiare ridotto alla sua essenza, ecologico ed ecosostenibile, ma anche un mezzo di valorizzazione di quell’Italia “minore”, lontana dal turismo di massa.

©Giuseppe Chiantera

 

Oltre Tevere è un progetto di PhotoTales 

In collaborazione con Eternal Tiber, Around The Walk, Ammappalitalia

Con il Patrocinio di Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, ENIT, Legambiente, Riserva Naturale Tevere Farfa e i Comuni di Verghereto, Pieve Santo Stefano, Sansepolcro, Città di Castello, Marsciano, Todi, Baschi, Alviano

Media Partner: Lonely Planet Magazine Italia

Con il sostegno di: Cà Solare, Libera Università di Alcatraz, Casette di Gloria, Maridiana, Ecoturismo Tevere Farfa, Associazione culturale CCPAS, Spazio Corsaro

Sponsor: Marevivo, Radica, Outdoor Experience

Premio Marco Bastianelli per miglior libro fotografico

C’è tempo fino al 15 maggio per partecipare alla 16esima edizione del Premio Marco Bastianelli per il miglior libro fotografico.

Il premio è suddiviso in due categorie:

– opera di autore italiano

– opera autoprodotta di autore italiano, self-publishing o libro d’artista 

Il premio istituito per ricordare Marco Bastianelli intende contribuire alla diffusione e conoscenza dei libri di fotografia, tema a cui Marco era molto sensibile ed al quale aveva dedicato per molti anni una autorevole e seguita rubrica di critica sulle riviste di fotografia.

Il libro Archivi Fotografici Italiani a cui Marco si era dedicato con  entusiasmo e passione è stato il primo libro in Italia ad occuparsi dell’argomento ed è tuttora un punto di riferimento per chi si occupa di archivi fotografici.

L’associazione culturale DIECIQUINDICI intende proseguire questo impegno ponendo l’attenzione sul lavoro di fotografi ed editori che si sono distinti in questi anni per l’elevata qualità delle produzioni nell’ambito dell‘editoria fotografica. Si intende promuovere il libro fotografico nella sua forma di progetto completo ed innovativo nella fotografia, nella grafica come nella capacità descrittiva della narrazione e nell’estrema libertà di sperimentare forma, struttura, materiali e contenuti che offre il libro d’arte misurandosi con lo spazio compositivo del foglio e dell’immagine.

Helmut Newton. Works alla GAM di Torino

Ha aperto oggi, 30 gennaio, la grande retrospettiva Helmut Newton. Works,  promossa da Fondazione Torino Musei e prodotta da Civita Mostre e Musei con la collaborazione della Helmut Newton Foundation di Berlino.

Il progetto espositivo è a cura di Matthias Harder, direttore della fondazione tedesca, che ha selezionato 68 fotografie con lo scopo di presentare una panoramica, la più ampia possibile, della lunga carriera del grande fotografo che sin dagli inizi non ha mai smesso di stupire e far scalpore per i suoi concetti visivi veramente unici. Il risultato è un insieme di opere non solo particolarmente personali e di successo, ma che hanno raggiunto un pubblico di milioni di persone anche grazie alle riviste e ai libri in cui sono apparse, e alle mostre delle sue foto.

Nel percorso di mostra si spazia dagli anni Settanta con le numerose copertine per Vogue, sino all’opera più tarda con il bellissimo ritratto di Leni Riefenstahl del 2000, offrendo la possibilità ai visitatori di comprendere fino in fondo il suo lavoro come mai prima d’ora.

68 fotografie in quattro sezioni che rendono visibile come in questo lungo arco di tempo, Newton abbia realizzato alcuni degli scatti più potenti e innovativi del suo tempo.

Numerosi ritratti a personaggi famosi del Novecento, tra i quali Andy Warhol (1974), Gianni Agnelli (1997), Paloma Picasso (1983), Catherine Deneuve (1976), Anita Ekberg (1988), Claudia Schiffer (1992) e Gianfranco Ferré (1996). Delle importanti campagne fotografiche di moda, invece, sono esposti alcuni servizi realizzati per Mario Valentino e per Thierry Mugler nel 1998, oltre a una serie di importanti fotografie, ormai iconiche, per le più importanti riviste di moda internazionali.

Helmut Newton. Works, retrospettiva alla Gam di Torino

Il chiaro senso estetico di Newton pervade tutti gli ambiti della sua opera, oltre alla moda, anche nella ritrattistica e nella fotografia di nudi. Al centro di tutto le donne, ma l’interazione tra uomini e donne è un altro motivo frequente della sua opera.

Helmut Newton morì improvvisamente il 23 gennaio 2004 a Los Angeles, prima di poter assistere alla completa realizzazione della Fondazione a lui dedicata.

Helmut Newton. Works è il titolo del grande volume edito da Taschen che comprende anche le foto esposte in mostra e ne rappresenta idealmente il catalogo.

Tutte le info sul sito della GAM:

https://www.gamtorino.it/it/eventi-e-mostre/helmut-newton

Televisiva | La nuova mostra di Stefano De Luigi a Milano

Con il progetto inedito “Televisiva” del fotografo Stefano De Luigi, quattro volte vincitore del World Press Photo, Other Size Gallery by Workness di Milano inaugura la programmazione espositiva 2020 che sarà interamente dedicata alla fotografia d’autore.

Nei 32 scatti in bianco e nero – esposti dal 6 febbraio fino al 10 aprile nella mostra a cura di Giusi Affronti – la narrazione si concentra sull’universo televisivo italiano degli anni Novanta, la sua storia, i backstage e i personaggi, restituendo il fermo-immagine di un’epoca che ci parla in modo drammaticamente attuale anche dell’oggi.

In un periodo compreso tra il 1994, anno del primo governo Berlusconi, e il 2000, segnato dalla messa in onda del Grande Fratello, primo reality show italiano, Stefano De Luigi elabora il suo progetto fotografando i set televisivi di trasmissioni emblematiche di quel periodo creando un archivio di immagini dell’entertainment insieme a una galleria di ritratti di presentatori e starlette, da Mara Venier a Wendy Windham, da Paolo Bonolis a Platinette.

Tra satira e inquietudine, la fotografia di De Luigi scruta sotto la superficie di paillettes dello spettacolo televisivo, rappresentato come un microcosmo carnevalesco di showmen, ballerine e creature circensi nate dalla fantasia degli autori tv, e restituisce una rappresentazione umana grottesca che diviene metafora della politica e della società dell’Italia di oggi.

A distanza di venticinque anni dalla sua nascita, come una profezia, “Televisiva” denuncia il sistema di parole urlate e fake news, di facile sensazionalismo e di modelli di comportamento che, tra fascinazione e demagogia, si è traslato dalla dimensione virtuale della televisione al dibattito politico e alla quotidianità del paese reale.